Oggi non si parla di fotografia. E neanche di viaggi. O anzi un poco sì.
Perché fu durante un viaggio in Messico nel 2007 che Simone Renda perse la vita. Morì in un carcere messicano in situazioni abbastanza oscure. Ieri otto cittadini messicani (magistrati e poliziotti) sono stati rinviati a giudizio dalla procura di Lecce con l’ accusa di concorso in omicidio volontario.
Naturalmente gli otto imputati non si imbarcheranno mai su un aereo per venire a farsi giudicare in Italia, ma si tratta comunque di un passo importante, perchè è la prima volta che in Italia trova applicazione la Convenzione di New York del 1988 che – in caso di trattamenti disumani – prevede l’ applicazione della giurisdizione nazionale della vittima di tali trattamenti.
Anche Filippo Guarracino è morto in Messico. Nel 2004. Aveva appena compiuto trentun anni ed era un ragazzo come tanti con un lavoro (aveva una sua ditta), i suoi sogni, i suoi svaghi, la fidanzata, un viaggetto ogni tanto. E’ morto anche lui a Cancun, dopo aver telefonato almeno due volte alla sorella, spaventatissimo, chiedendo di essere portato via da lì. Non è morto di eroina, come inizialmente qualcuno disse. Filippo non si drogava. Era andato in Messico per regalarsi una settimana di vacanza e non è mai più tornato. Anzi, è tornato, ma il governo messicano ha dato il benestare al trasferimento della salma solo a condizione che questa venisse preventivamente imbalsamata o cremata. Non succede così spesso. Forse solo per i decessi dovuti a malattie contagiose. Ma ufficialmente, Ufficialmente, Filippo è morto di infarto. Era giovane. Non aveva altre malattie.
La sorella di Filippo si chiama Mina; è minuta, gli stessi occhi azzurri di Filippo, un’ espressione angelica. Ma è una tigre. Non ha fatto in tempo ad andare a salvare il fratello in Messico, ma da allora sta lottando perché la verità venga finalmente a galla. Ha chiesto ed ottenuto l’ esame autoptico sui resti imbalsamati del fratello. Il medico legale ha riscontrato segni di percosse. Normalmente un infartuato non viene malmenato.
Mina ha smosso mari e monti, è andata in RAI ospite di Chi l’ ha visto, è stata l’ ispiratrice di interpellanze parlamentari; chi la conosce sa che non avrà pace finché non si farà luce sulla morte di un ragazzo in vacanza, suo fratello.
Grazie al continuo impegno della sorella la tragica storia di Filippo Guarracino non è quindi passata sotto assoluto silenzio, ma ogni domanda sui motivi della sua morte è rimbalzata contro quel muro di gomma che tutti noi ben conosciamo per averlo visto all’ opera in tante altre circostanze. Sarebbe bello se la seconda applicazione in Italia della Convenzione di New York del 1988 fosse invocata per diradare le ombre che nascondono le sue ultime ore di vita. Non ci sarà nessun Messicano che prenderà l’ aereo per farsi venire a giudicare dalla Corte d’ Assise di Napoli, ma verrebbe finalmente soddisfatta la sete di verità e di giustizia che non è solo di una famiglia, di una cerchia di amici,ma appartiene naturalmente all’ intera comunità civile.